L’avventura agricola di Cà Magre

 In INTERVISTE AI PRODUTTORI

Siamo tornati con un nuovo racconto dedicato ai nostri produttori. La realtà che vi vogliamo descrivere ha una storia e un vissuto talmente ricchi che un’intervista non basta certo a esaurire l’identità di una cooperativa esemplare, nel campo dell’agricoltura biologica, come quella di Cà Magre.

La cooperativa ha una storia molto avvincente che ci racconta direttamente Antonio Tesini, tra i fondatori di questa grande avventura agricola.

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Un po’ di storia…come è nata la vostra azienda? Quale il progetto dietro la cooperativa?

La cooperativa Cà Magre, si trova a Isola della Scala, Verona. L’azienda agricola sorge nel 1988 su un terreno di 12.000 mq circa, dalle rovine di un fabbricato diroccato e su un terreno povero e desertico, che era reduce da anni di coltivazioni di tabacco. Ma per il progetto che avevo in mente io e i miei 3 amici, questo era il posto ideale. Ci siamo trovati ad essere stanchi del nostro lavoro e, armati di forte spirito di iniziativa, senza avere alle spalle una storia da contadini, ci siamo trasformati da impiegati, operai e insegnanti, a sostenitori dell’agricoltura biologica. Prima di trovare il terreno per realizzare il nostro sogno, abbiamo sentito l’esigenza di fare un periodo di esperienza nel campo agricolo. Il contatto con l’agricoltura convenzionale ci ha resi ancora più consapevoli che la strada del biologico era quella da intraprendere.

Poi la svolta, con la possibilità di acquisire il terreno. I primi tempi è stata dura e abbiamo dovuto chiedere una mano alle realtà locali, per la conversione al biologico (con tecniche e concimi naturali) e la creazione della cooperativa. Senza nessun sostegno da parte dello Stato, e lottando spesso anche contro la burocrazia, siamo riusciti, con pazienza e tenacia, a sviluppare negli anni il nostro progetto. Abbiamo sempre cercato di arricchirlo con idee innovative e di diversificare l’attività agricola integrandola con attività collaterali: la vendita diretta con lo spaccio aziendale e i mercati, l’agriturismo e la fattoria didattica e i altri progetti ancora in corso.

 

mandala-verdure-biologiche-ca-magre-cortobioQuali sono le vostre maggiori produzioni?

Il nostro principio è sempre stato quello di seguire la natura, scegliendo di coltivare solo i prodotti che una data stagione può dare. Esiste una grandissima varietà di ortaggi che coltiviamo, tra cui specie poco conosciute o sottovalutate, il nostro scopo è valorizzarle tutelando la biodiversità. Tra le coltivazioni che potete trovare anche nella cassetta Cortobio, ci sono alcune produzioni “tipiche”: le fragole e tutti i tipi di radicchio (Verona, Chioggia, Treviso, Salmonato, Castelfranco, Lusia). Le altre nostre maggiori produzioni sono: il topinambur, il cavolo navone, il cavolo nero e il broccolo fiolaro. Oltre a tutta la gamma delle insalate e le leguminose.

Tra le altre cose, abbiamo anche avviato un progetto: “il giardino delle aromatiche”, per la coltivazione e la valorizzazione in cucina di erbe fresche ed essiccate, anche riprendendo specie antiche come l’ Issopo e il Dragoncello.

Da quali colture bio siete partiti?

ca-magre-mercati-storiaIl nome “Ca’ Magre”, indica un luogo dove la terra è “magra”, perché sabbiosa e poco fertile ma molto adatta, con le giuste lavorazioni, attenzioni e cura alla coltivazione di ortaggi. Da questa terra sono nati gli ortaggi che abbiamo portato ai primi mercati rionali: insalata, finocchi, pomodori, carote.

 

Con quali tecniche coltivate?

Utilizziamo la tecnica del sovescio, la rotazione delle colture e anche la semina manuale. Non siamo per un’agricoltura moderna e industrializzata, ma piuttosto per un rapporto naturale e armonico con la Terra, con la T maiuscola. Prediligiamo la varietà delle colture, infatti, coltiviamo nel nostro orto differenti famiglie di ortaggi. L’approfondimento continua sul sito di Cà Magre.

il perché del biologico ce lo dice questa frase…

“Abbiamo imparato che la terra non va considerata come qualcosa da cui si asportano dei prodotti, ma come un’entità viva e vitale, che va capita, rispettata, curata, aiutata perché possa essere viva e vitale. Dovrebbe esserci con Lei uno scambio anche di tipo spirituale”.

Come è iniziata la collaborazione con Cortobio? Cosa pensi di questo servizio?

Il contatto è iniziato con una prima fornitura, la conoscenza del progetto poi si è approfondita anche grazie alla nostra comune appartenenza a Retebio, una rete di aziende agricole biologiche . In questa cooperativa agricola ci accomuna l’obiettivo di commercializzare, promuovere e valorizzare produzioni alimentari biologiche, etiche e solidali nel rispetto dei criteri di uno sviluppo sostenibile.

Nel viaggio fatto insieme in Puglia abbiamo avuto l’occasione di conoscerci anche di persona. Sosteniamo il progetto Cortobio perché è l’unico progetto che ho visto, fatto da ragazzi giovani che si impegnano tantissimo e con costanza in un settore non facile e auguro loro di avere sempre la stessa passione che vedo oggi.

E’ possibile visitare l’azienda? Ci racconti le altre vostre attività?

ca-magre-fattoria-didatticaLa cooperativa Cà Magre è nata dall’idea di intraprendere un’attività originale in un settore “innovativamente tradizionale”. Abbiamo sempre avuto moltissime idee e voglia di realizzarle e nel tempo ci siamo anche riusciti. Se pensiamo che la nostra prima vendita diretta era vista 20 anni fa come un’inutile scelta da sognatori…

Tra il ’98 e il 2000 siamo riusciti ad avviare le attività di agriturismo con il ristorante e gli alloggi. Poi la collaborazione con le due aziende agricole vicine, per la conversione al biologico, ci ha permesso di ampliare la produzione e il concetto di filiera corta, con i mercati e la vendita diretta in negozio, oltre ad offrire nuovi posti di lavoro. Dopo aver raggiunto una maggiore solidità, abbiamo potuto sviluppare anche la fattoria didattica, contribuendo alla nascita del “Progetto Penna d’Oca”, una rete di fattorie biologiche didattiche della Provincia di Verona. Ci siamo occupati infine anche di tutela ambientale, gestendo un’oasi naturalistica vicino a noi, riconosciuta a livello comunitario, ma in degrado. L’abbiamo rinaturalizzata con la soddisfazione di vederne l’evoluzione ambientale e l’insediamento di una famiglia di uccelli che è diventata la più grande del veronese.

Quello che noi abbiamo fatto con il nostro territorio, dovrebbe essere una prerogativa di tutti gli agricoltori, se tutte le aziende agricole lo facessero con il territorio vicino, l’Italia sarebbe un giardino e diventerebbe un sistema virtuoso di tutela ambientale.

 

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